Troviamo un modo per trovarne di nuovi

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più che altro era per quella luce che non si vedeva mai bene. aiutava a sentirsi zitti e addormentati. il sole era un bel ricordo da scrivere sui calendari. ma di ricordi ce n'erano ben pochi e tutti sfumati come l'iniziativa di chi li aveva.
lei un po' li conosceva i ricordi. lei fotografava, ma non per piacere personale. una volta aveva anche provato ad entrare da qualche parte come reporter, ma ormai le telecamere erano dovunque e le immagini ferme si estraevano dai video in alta definizione. c'era qualche problema etico, forse.
ogni luogo esterno era controllato, ogni luogo interno era sorvegliato. da chi, poi, non si sapeva. eppure i muri non erano impeccabili perchè c'era paura di essere beccati, ma perchè semplicemente non si arrivava nemmeno a pensare ad una bella frase da scriverci. la vigilanza costante era solo una prassi che si trascinava ormai da anni, ricordo di un modo di tener buona la gente ormai superato.
il bianco e nero aveva trionfato sul colore perchè il più vicino alla realtà. lei voleva, doveva, ritrarre il grigiore della realtà per ricordarselo e per ricordarlo a chi sarebbe venuto dopo di lei. ne sentiva l'esigenza, quasi fastidiosa. per il resto viveva di soldi ereditati, che spendeva sempre meno, che non le servivano.
il vicolo su cui dava la sua terrazza era privo di un qualsiasi riferimento che potesse aiutare ad orientarsi chiunque vi si fosse perso.
vide passare al di sotto un uomo di pelle scura, più scura del solito rosa incupito dall'ombra, e dai capelli bianchi. le sembrò la perfetta sintesi di ogni sua fotografia, e quello doveva ricordarselo. anzi, doveva ricordarselo bene. aprì la porta e, nel mentre che si chiudeva, iniziò a scendere le scale del palazzo.

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