Poche le cose molti i modi, questo è sufficiente

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nemmeno un filo di pioggia. zero ispirazione, come al solito. forse nemmeno sapeva cos'era. prese gli occhiali e si affacciò alla vetrata del piano terra, vedendo sfrecciare un'auto rossa. probabilmente era Helen che tornava dalla consegna.
fuori c'era ben poco da vedere, il verde era solo un piccolissimo ricordo. in pochi se lo ricordavano e nemmeno ne avevano la nostalgia. l'attrattiva era tutta dentro lo schermo, dove lei recitava stancamente copioni lenti e scontati.
con le pubblicità riusciva a tirare avanti anche per diversi mesi. quell'anno in cui era entrata nel cast di quel telefilm poi, le aveva dato una discreta spinta economica. adesso spadroneggiava nel trenta percento dei cartelloni sulle strade e sui palazzi, sui pop-up di Internet ed in mezzo ai programmi tv.
la globalizzazione aveva chiuso tutto il mondo ad un unico Paese, nessuno era più indigeno, nessuno più autoctono, nessuno più caratteristico. la differenza tra la vecchia Asia e la vecchia Africa non era maggiore di quella tra due palazzi dello stesso quartiere.
lei che odiava guardarsi allo specchio, ogni volta trovava la sua gigantografia su sfondo blu attaccata in bella mostra al muro di fronte alla sua finestra. aveva montato delle tende, ma ogni tanto sentiva il bisogno di affacciarsi, di capire se c'era qualcuno dentro di lei, se c'era un cuore che batteva anche per qualche cosa di semplice. aspettava. un giorno aveva visto un uccello volare sopra i palazzi, ne era sicura. eppure ogni specie animale, tranne l'uomo, dicevano tutti fosse estinta da parecchi decenni.
adesso però era ora di lavorare. dopo essersi preparata ed aver letto le direttive inviategli, si piazzò davanti allo sfondo verde ed iniziò a parlare dell'incredibile efficacia e precisione di quella nuova macchina truccatrice che Helen aveva voluto a tutti i costi in anticipo. inviò i suoi trenta secondi per e-mail e tornò a letto. "attrice" pensò. in fondo aveva ben poco in comune con la recitazione, così come qualsiasi altro suo collega.
squillò il telefono; Helen Antolini, diceva. sfiorò l'immagine del tasto verde con l'indice e venne travolta da un "preparati, sto per passarti a prendere", rimanendo con il "pronto" ancora in gola e gli occhi bassi e persi nel vuoto, disinteressati del gabbiano che stava passando proprio sopra di loro, al di là della vetrata.

continua

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