Manca qualcosa perchè c'è tutto

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eppure il cielo bastava ed era bastato fino a quel momento, così come tutti i messaggi subliminali e l'obbligo non scritto di seguire le regole. il cervello si può svegliare, prima di arrivare al disastro, prima di spegnersi. come le ultime parole prima di morire.
mise a fuoco le luci soffuse che non si erano spente del tutto. ormai non aveva senso ripararle, se tutto fosse andato bene gli avrebbero permesso il trasferimento fuori dal centro. studiò un attimo le ultime note sulla carta, ripensandone i suoni a memoria, giusto per ricontrollarle. "ancora scrivo sulla carta, ma pensa". iniziò a riportare tutto in digitale, poi lasciò fare la macchina. così, anche le sue duecentocinquantadue ore mensili le aveva finite. forse era il momento di un libro, o comunque qualcosa da leggere. ormai non leggeva praticamente più nessuno, ma lui già lo sapeva da tempo di essere uno dei pochi che ancora sentiva il bisogno di lasciar perdere la mente su parole di finzione.
si spostò sulla poltrona vicino alla cucina, l'ever-e-thing in mano. Jonathan Higgs, nuovo libro appena pubblicato. bene, tanto uno valeva l'altro.
ritornò alla macchina per inviare il materiale. un'unica, gigantesca catena di supermercati vendeva qualsiasi cosa, offrendo un qualsiasi servizio di riparazione ed assistenza. lì sarebbe finita la sua musica, il suo lavoro creativo identico a quello di tanti altri, privo di passione, snaturato della sua personalità. nemmeno li controllavano più, gli artisti ormai nel giro. l'assorbimento totale della regolarità e della routine li aveva ormai trasformati in un modo considerato irreversibile dagli psichiatri i quali, seguendo gli interessi dell'autorità, progettavano la direzione da far prendere al pensiero mondiale. non c'era possibilità di rivolta nè di risveglio, gli uomini furbi avevano infatti imparato a prevenire e ci erano riusciti così bene che ormai tutto era divenuto pilotabile, in quando unilaterale, bidimensionale.
poggiò di nuovo il sedere sulla pelle sintetica della poltrona, scorrendo l'introduzione del libro. "...infine ringrazio il numero novecentosessantaquattromiladuecentoventidue, che mi ha permesso di svegliarmi". rimase perplesso per qualche attimo, poi trascinò via la pagina e passò alla successiva, iniziando la vera e propria narrazione, non potendo immaginarsi di quello che vi avrebbe trovato dentro.


continua

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