Con calma arriveremo anche al caos

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le parole tutte uguali, i sentimenti tutti uguali, gli occhi tutti uguali. la brina fuori gelava il fondo stradale ed i muri metallici, beffandosi di chi, senza casa, tentava di sopportare i -20°.
si affacciò allo specchietto ricontrollandosi ancora una volta. per le strade non c'era nessuno, lo sapeva bene. erano rimaste come un tempo, niente di diverso, così come per le automobili. tutti i tentativi di spostarsi volando erano falliti o accantonati. oltretutto era un mondo dove spostarsi contava ben poco. decise che la truccatrice elettronica che aveva comprato aveva fatto un discreto lavoro, quindi accese il motore e partì.
la grafica non era riuscita a spazzare via l'arte pittorica, i colori sulla tela andavano ancora. ma ormai era sufficiente ricopiare qualcosa di vecchio o far scivolare un po' di colori qua e là sulla giustificazione dell'arte "moderna".
nessun artista era un vero artista. nessuno concepiva la potenza che aveva in mano, tenendo un pennello o poggiando le dita sui tasti di un pianoforte. al confronto con i grandi del passato sarebbero rimasti attoniti, fermi con una frase in testa: "mai vista una roba del genere".
adesso il quadro lo stava andando a consegnare di persona, come al solito. sempre che il gettarlo dentro ad un cunicolo metallico potesse chiamarsi consegna. aprì il portello digitando la password sul tastierino attaccato al muro. incredibile ma vero, fuori tutto era impeccabile. grigio, ma impeccabile. erano ormai dieci anni che andava lì e quel congegno attaccato al muro continuava ad essere integro. nessuna traccia di graffiti, di vandali, muri spaccati o pezzi di lamiera in terra. la repressione era solo un metodo antiquato, l'anestetizzazione era il futuro. il controllo sul cervello, non sul corpo.
tornò in auto e partì alla volta di casa, sovrappensiero ma senza un granchè da pensare. lo stereo diffondeva Michael Mohad, uno dei tanti menestrelli che riempivano i siti di download musicali. ne aveva scaricato uno a caso, senza pretese nè aspettative, chè poi quelle non le aveva nessuno. aveva letto due righe di biografia del ragazzo, mentre aspettava di avere l'icona dell'album sul desktop. a breve si sarebbe trasferito, dunque sarebbe cambiato l'indirizzo a cui gli utenti si sarebbero potuti recare per rivolgersi a lui di persona.
inserì la freccia per svoltare, come d'abitudine, ma quella non si disattivò. qualcosa le entrò nella testa e la fece svegliare, come un bagliore notturno. qualcosa aveva preso un'insolita e familiare frequenza. il ticchettìo della freccia si era sincronizzato perfettamente con il ritmo della canzone, mai successo.
rimase alla guida con gli occhi spalancati, ripensando all'indirizzo di quel musicista.

continua

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