Con così tante sfaccettature è forse inutile pensare a nuovi colori primari?

"novecentosessantaquattromiladuecentoventidue millesimi di secondo al termine" lesse per un attimo sull'interfaccia del microonde. ormai erano diventati tutti così precisi. i cori di quella canzone lì, di quel gruppo là, erano così distensivi. decise si spalancare la finestra e far entrare qualche aeroplano, chè ormai i piccioni erano tutti spariti. si cambiò gli occhi togliendosi quelli notturni ed inserendo quelli più sensibili, per il giorno. la coda dell'occhio, modificata ed allargata, gli permetteva di guardare la televisione anche di fianco, così come era costretto a stare se voleva tenere sotto controllo la sua colazione senza perdersi le notizie del mattino.
"oggi inizio prima" pensò. gli orari non esistevano più, tutto era automatico. le cose si facevano quando si voleva, in quantità stabilite; gli unici a seguire una vita regolare erano i progettisti di tutto quello che circondava gli esseri umani.
accese il suo sole e tirò le tende, creandosi il clima ideale. accese l'e-table ed iniziò il terzo capitolo del suo libro. punti da toccare: morte, guerra e fedeltà. almeno un colpo di scena, non più di novecentosessantaquattromiladuecentoventidue parole. fece sparire l'appunto con le istruzioni del protocollo lanciandolo oltre lo schermo. i libri andavano scritti, era un ordine preciso. dei contenuti bastava il minimo, ma sicuramente non dovevano sparire dalle vetrine delle librerie self-service. doveva continuare a sembrare tutto normale, l'arte non doveva apparire assopita. nessuno si sarebbe sentito più vivo, altrimenti.
il ripetere imperniava ogni cosa, la frequenza e la precisione erano il tempo e lo spazio. l'importante però era che non ci fosse qualcuno che se ne rendesse pienamente conto, durante la lenta e sottile assuefazione.
e così era lui, un po' ignaro e un po' disinteressato quando, rileggendo un'ultima volta le istruzioni, riconobbe un numero familiare.


continua

Commenti