Ecco la paranoia, ecco che se ne va

ciao a tutti, spero di non svegliarvi. vi scrivo un messaggio di addio, perchè sto per andare sul tetto di casa mia e buttarmi di sotto. starete bene anche senza di me, vi voglio bene.
invia l'sms a più persone, rimanendo un po' indeciso su chi lo meriti o meno. imbocca le scale per la soffitta, impassibile. apre la finestra appena sopra di lui, spostando la scaletta di legno sotto di essa.
merda, fa un freddo boia.
scende di nuovo in casa e si infila una maglia di pile sotto il pigiama, cambiandosi i pantaloni di flanella con un paio di jeans invernali. risale e si mette a sedere sulle tegole.
ha. m'è venuta in mente proprio una genialata stavolta. li prendo per il culo tutti. voglio vederli, quando arrivano di corsa ed io gli rido in faccia. voglio vederli, hahah.
il quartiere si riposa, perchè è giovedì sera. qualche gatto si muove ancora, i lampioni immobilizzano ciò che iluminano, dando un aspetto da fotografia. gli unici suoni sono una generalissima quiete ed un respiro che ci si mescola insieme.
eppure..
prende in mano il cellulare e controlla l'orario di invio: sono passati venti minuti. fa uno squillo: ce l'hanno tutti acceso.
cazzo, forza, svegliatevi.
mezz'ora.
forse nessuno mi ha creduto. in tal caso l'avrei preso nel culo, rischiando una bronchite per niente. no, non ci credo, non è possibile.
i gradi rimangono bassi, vicini allo zero, mentre il cielo non dà il meglio di sè, mostrando qualche stella o un pezzo di luna tra i buchi lasciati liberi dalle nuvole.
forse perchè..
di nuovo il telefono, messaggi inviati.
negativo, l'sms sembra vero, è serio.
con un'espressione normalissima, nasconde il suo pensiero immediato.
a nessuno gli frega niente di me. per forza, altrimenti..
cellulare, quaranta minuti.
..altrimenti sarebbero già qui. cazzo, non ce li facevo. nessuno di loro. loro che, alla fine, sono le uniche persone con cui esco volentieri, con cui mi diverto. però questa non è una gran bella dimostrazione di amicizia, ecco. no, cazzo, è pessima.
si guarda intorno e si alza in piedi, ricevendo un brivido di freddo in cambio di una vista più ampia. nessun rumore di auto, nessun mormorio, nessun nulla. niente. il cervello comincia a volargli giù, nell'autoconvinzione più irrefrenabile. poco a poco, ad accompagnarlo, si avvicina la tristezza.
cazzo, io ci sono sempre stato. quando stavano male, c'ero. quando avevano bisogno di questo e di quello, c'ero. ovvio, non ogni volta, ho i miei impegni anche io. però ecco, non..
lacrima.
..non me l'aspettavo, merda. e questo è ottimo, ottimo. se loro sono i migliori per me, beh, allora significa che potrò trovare solo di peggio. i peggiori cazzoni, ma figuriamoci se mi mescolo a quella gente là.
il telefono vibra, silenzioso. lo stringe con il cuore e con la mano, sblocca la tastiera. un nuovo messaggio. apri. WIND, il suo credito si sta esaurendo.
tragicomico, adesso mi prende per il culo anche il cellulare. fanculo.

il telefono vola, silenzioso finchè l'asfalto, sotto, non lo spacca in chissà quanti pezzi. si sente anche un tonfo, nè sordo nè rumoroso. i colori intorno sono ancora il giallo e il nero, i gatti continuano a sgattaiolare da un'auto all'altra. rimangono anche il freddo, la condensa sulle auto ed i brillantini in cielo.
sul tetto però non c'è più nessuno.



giovedì meladimenticosemprenonèmicapossibileunacosacosì frittata: frittata di bitume e fieno
massì, perchè no: delirio. personalmente non credevo che avrei raggiunto una tale crisi di idee da dover ricorrere a questo disgustoso asso nella manica, tuttavia, lo vedete da soli, eccomi qui.


















beh? volete anche la ricetta?
dai, perfavore.

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