Attenzione agli apparenti disattenti

non ho ragione per potermi dimenticare se un giorno, adesso che tutto sembra vecchio, qualcosa sia stato nuovo.

siamo attorno alla tavola, ma niente di interessante riesce ad insinuarsi nell'aria. la tovaglia è ricoperta di briciole, macchie, piatti e posate, gusci di noce. il tempo soffia le gocce d'acqua sui tricolori appesi, batte il ritmo dei noiosi minuti.
qualche parola mi colpisce e mi riporta a sedere con attenzione. lui parla di una cosa che ancora non sapevo, lei descrive i vari millenovecento, lei (l'altra) non ricorda. la storia e gli eventi non di uno Stato nè di un popolo, ma di noi.
sollevare la polvere ogni tanto, camminando sul legno, sulla farina e sui cenci. un film, di quelli da tre ore che ti lasciano con la nostalgia o il sogno, un libro, tipo i pallossissimi Malavoglia, o i poetici di Erri de Luca.
i loro pensieri sulla tavola, non quelli che hanno cambiato un'epoca nè segnato una generazione, no, proprio quelli di una famiglia insignificante e confondibile, invece. io l'ho trovata, ci sono finito dentro e me la tengo, ne scrivo dandole il peso che mi serve per tenermi attaccato a terra.
nient'altro importa, al momento.


visto Séraphine, voto dieci.

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