Anche i secondi hanno le loro priorità

è buio e non vediamo un cazzo, corriamo senza sbattere contro niente. siamo ancora sull'asfalto, ma in questa giornata inghiottita dal nero poco altro riusciamo a capire. ci fermiamo, per riprendere fiato ed ascoltare i suoni, segnali per noi di un posto più o meno sicuro. poco lontano c'è un poco di luce, forse un'insegna ancora in vita. ci appostiamo di lato, attenti a non essere illuminati.
li sentiamo, mentre ripopolano le strade che hanno appena desertificato. uno arriva camminando, si ferma sotto il giallo spento e, merda, ci vede. scappiamo via, di nuovo, rapidi e ciechi. sotto le nostre scarpe il suolo diventa erboso; poco dopo anche sotto i suoi piedi, che lo trasportano nel nostro inseguimento.
le gambe lanciano messaggi d'aiuto, stanche di mulinare chilometri senz'acqua. i nostri cavalli si spengono, lasciandoci ancor meno che a piedi, ad aguzzare lo sguardo per abituarlo al buio e riconoscere qualcosa prima di morire.
si avvicina e ci punta, ormai padrone della nostra sorte, nello stesso momento in cui mi accorgo di aver parlato al plurale solamente per farmi coraggio.


giovedì frittata: frittata di asparagi
direte voi, uno che s'inventa con gli asparagi? niente, sono privi di divertimento. uno vede un asparago e dice "t'oh, un asparago, guardalo lì", ma poi fine.
fatevi un whisky e andetevene a letto.

comunicazione di servizio: sarò via e, un giorno, anche di ritorno. come di consueto, una volta a casa, pubblicherò i post mancanti dando loro un nome riassuntivo della giornata passata fuori. sblè.

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