Qualcuno è il pronome tuttofare e paziente a cui dobbiamo il poco di positivo che ancora resiste

oggi ho visto un bambino con un braccio ingessato.
credo che la percentuale dei bambini che non hanno mai avuto il gesso tra i sei e i tredici anni sia nulla. quelli a cui non è successo non sono stati completamente bambini. rompersi o slogarsi un braccio è, credo, una condizione necessaria per poter affermare di non essere sempre stato grande.
il gesso enorme che faceva pensare a un qualche tipo di armatura da supereroe era il segno del temerario, o dello scemo, o del curioso.
anche io ho avuto un braccio bianco e spesso, ed ovviamente perchè ero scemo.
poi le classiche scritte sopra, col pennarello. le dediche.
ma era andare in giro con il braccio ingessato, la parte migliore. al centro dell'attenzione. oh ma come hai fatto? ed il racconto iniziava, diventando epico pian piano.
far vedere che hey, io l'ho fatto.
gli amici che hey, un mio amico si è rotto un braccio.
le bambine che boh, al tempo non le consideravo.
magari poi il gesso impediva di scrivere. non una goduria, ma almeno qualcosa con cui potersi consolare. perchè era un'impresa riuscire a giocare decentemente alla Playstation.
e poi fuori con il pallone e le corse (niente bicicletta), e la mamma dentro con un bel pacco di apprensione tutto per lei.

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