Potrei ≠ dovrei, la più grande giustificazione al fancazzismo
olocausto cerebrale.
l'ombra nera, in fondo al corridoio, mi segue. sempre lontana e sempre grande, scruta i passi che faccio, conta i miei respiri.
ogni tanto si fa sentire, picchiando sulla libreria o muovendo l'armadio.
ormai la conosco da molto tempo. siamo in simbiosi.
esce solo quando la penso, rimane morta finchè lo dico io.
ancora ne ho paura, lo stomaco mi si attorciglia appena ricordo che c'è.
tiro su le coperte, fin sopra il naso.
il lato negativo della fantasia.
olocausto cerebrale.
sono rimasti in pochi, dentro la mia testa, in grado di fermarla.
stanno nascosti e vengono fuori solamente quando sono sicuri di vincere. non ricordo nemmeno l'effetto che mi fanno.
disconnessione.
olocausto cerebrale.
l'ombra nera adesso se n'è andata e non la rimpiango, ma sarà qui prima ancora che il mio cervello possa godersi la sua assenza. già pensare che non ci sia la fa tornare qui.
non c'è quasi più nessuno che mi aiuta, li ho uccisi io.
forse ho bisogno di provare paura, di sentirmi minacciato.
non rispetto l'ombra nera, se avessi il coraggio la ucciderei. non è il mio Dio sostitutivo.
fine indefinita.
olocausto cerebrale.
ho alimentato io la paura, ho accompagnato me stesso nel sottoscala, al buio.
mi sono costretto abitudinariamente, inconsciamente, a spaventarmi.
adesso la temo quasi completamente.
è stato stupido, nessuno lo farebbe. ma occorreva un equilibrio, o la simbiosi si sarebbe rotta e il subconscio avrebbe smesso di lavorare.
perchè l'ombra nera, prima, aveva più paura di me.
venerdì risotto: risotto alle ortiche
buttatevi nell'ortica per sbaglio. versate sopra il riso fumante e, mentre vi rotolate a terra grattandovi gli stinchi pruriginosi e rossi, godete del gustoso mix raccattando con la bocca la parte di prelibatezza che vi capita a tiro.
ovviamente le porzioni possibili dipendono dallo spazio disponibile per rotolarsi.
l'ombra nera, in fondo al corridoio, mi segue. sempre lontana e sempre grande, scruta i passi che faccio, conta i miei respiri.
ogni tanto si fa sentire, picchiando sulla libreria o muovendo l'armadio.
ormai la conosco da molto tempo. siamo in simbiosi.
esce solo quando la penso, rimane morta finchè lo dico io.
ancora ne ho paura, lo stomaco mi si attorciglia appena ricordo che c'è.
tiro su le coperte, fin sopra il naso.
il lato negativo della fantasia.
olocausto cerebrale.
sono rimasti in pochi, dentro la mia testa, in grado di fermarla.
stanno nascosti e vengono fuori solamente quando sono sicuri di vincere. non ricordo nemmeno l'effetto che mi fanno.
disconnessione.
olocausto cerebrale.
l'ombra nera adesso se n'è andata e non la rimpiango, ma sarà qui prima ancora che il mio cervello possa godersi la sua assenza. già pensare che non ci sia la fa tornare qui.
non c'è quasi più nessuno che mi aiuta, li ho uccisi io.
forse ho bisogno di provare paura, di sentirmi minacciato.
non rispetto l'ombra nera, se avessi il coraggio la ucciderei. non è il mio Dio sostitutivo.
fine indefinita.
olocausto cerebrale.
ho alimentato io la paura, ho accompagnato me stesso nel sottoscala, al buio.
mi sono costretto abitudinariamente, inconsciamente, a spaventarmi.
adesso la temo quasi completamente.
è stato stupido, nessuno lo farebbe. ma occorreva un equilibrio, o la simbiosi si sarebbe rotta e il subconscio avrebbe smesso di lavorare.
perchè l'ombra nera, prima, aveva più paura di me.
venerdì risotto: risotto alle ortiche
buttatevi nell'ortica per sbaglio. versate sopra il riso fumante e, mentre vi rotolate a terra grattandovi gli stinchi pruriginosi e rossi, godete del gustoso mix raccattando con la bocca la parte di prelibatezza che vi capita a tiro.
ovviamente le porzioni possibili dipendono dallo spazio disponibile per rotolarsi.
Commenti
Posta un commento