Riviste riviste

vedo un uomo sulla trentina con lo sguardo perso nel vuoto e la testa piegata leggermente verso l'alto. è assorto. chissà a cosa starà pensando.
noto la sua concentrazione, annunciatrice di un ragionamento in corso.
forse è alle prese con un problema da risolvere, una bega personale. no, dev'essere qualcos'altro, perché colgo i suoi occhi che si muovono, rivelando un'improvvisa intuizione. ha capito, ha scoperto la mossa decisiva per vincere finalmente quella lunga partita di scacchi. eppure non sembra uno scacchista. ha fattezze asiatiche, indiane precisamente. là mica giocano a mangiarsi i re, no, non è uno scacchista. però si vede, si vede che ha sciolto un mistero, che ha completato un'idea a metà. ecco: è un artista. ha appena deciso, rapito dall'ispirazione, come finire il suo libro.
mi avvicino per chiedergli, per domandare, per capire quale prodigio abbia mai avuto in testa. mi faccio sempre più prossimo, quasi attaccato, e lo scruto in quella sua posa: sta evidentemente ancora pensando. allora lo osservo senza farmi notare, strizzo gli occhi e penetro nei capelli, nellla pelle, nelle ossa del cranio. ma una volta dentro la sua testa mi accorgo con mio grande stupore che, l'uomo perso e solenne, non sta pensando a niente.

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