Nel dubbio, prenderai sempre lo yogurt peggiore

c'era questo tipico odore di pane raffermo che riempiva le stanze e le strade, a fare da guida per i ciechi. chi vedeva vedeva le vie rimpicciolirsi su per la montagna, le case arrampicarsi sulla roccia, gli alberi vivere in equilibrio. a Marerotondo si faceva il pane e quello si mangiava. poco altro insieme, e in quel poco non c'era nemmeno il latte. l'aria era fredda e gelava la rugiada mattutina su tutte le pareti, creando sottili strati di ghiaccio che facevano scivolare a spaccarsi la testa le poche capre ancora rimaste. a Marerotondo c'era stato il mare, centinaia d'anni prima. chi c'era nato, non era mai sceso, e chi c'era arrivato, se lo ricordava ancora. sessantaquattro abitanti per centouno case, quadrate e di bianco giallogrigio, il tetto piatto, una appiccicata all'altra. l'abbraccio dell'abitato lasciava spazio alla seconda metà del paese, dove prima c'era la spiaggia e dove adesso era nato, sul ciglio del dirupo, un piccolo campo di grano. perché il sole batteva forte, a Marerotondo, ma solo su quello spicchio di terra che si sporgeva un po', allontanandosi dal seno della montagna. si diceva che era ovvio che il mare non ci fosse più, che in tutti quegli anni di luce scottante, non poteva aver fatto altro che evaporare.

continua

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