Dove c'è gente, c'è merda
sono in un paesino di mare, in coda al bar, dietro a qualche tedesco e un paio di bambini. la fila è tutta spostata sulla sinistra.
mentre ripasso a mente i nomi canonicamente particolari dei due gelati che ho deciso di comprare, mi vedo passare accanto un cinquantenne capellolaccatobrizzolato con occhiali a lenti specchiate. ha il braccio destro attorno alla sua coetanea compagna abbronzata e tirata a lucido come una venticinquenne il sabato sera. si accosta al bancone e, con fare sornione, ordina istantaneamente due caffè, decidendo che rispettare gli altri non si intona con il panna della sua Lacoste.
vorrei rompere le righe fregandomene dei due pezzi Sammontana, che tanto faranno sicuramente cagare, colpirlo in viso a mano aperta, rompendogli il naso e gli occhiali, per poi finirlo con una sedia.
ma questo è solo l'istinto, e questo è un paese civile, e noi siamo uomini, e non si uccide per così poco. anzi, non si uccide proprio. ci sono maniere più rispettabili ed eleganti. posso farcela, posso entrare nel sistema da dove lui è uscito, diventare e sentirmi importante, guadagnare un sacco di soldi, essere influente e benestante, arrivare un paio di gradini sopra la sua testa e pisciargli sulla pelata che gli sarà spuntata nel frattempo. no, non avrebbe senso, forse ancor meno che spaccargli la faccia.
me ne sto in fila zitto, faccio finta di nulla, tutto passa e io mi mangio il mio gelato.
mentre ripasso a mente i nomi canonicamente particolari dei due gelati che ho deciso di comprare, mi vedo passare accanto un cinquantenne capellolaccatobrizzolato con occhiali a lenti specchiate. ha il braccio destro attorno alla sua coetanea compagna abbronzata e tirata a lucido come una venticinquenne il sabato sera. si accosta al bancone e, con fare sornione, ordina istantaneamente due caffè, decidendo che rispettare gli altri non si intona con il panna della sua Lacoste.
vorrei rompere le righe fregandomene dei due pezzi Sammontana, che tanto faranno sicuramente cagare, colpirlo in viso a mano aperta, rompendogli il naso e gli occhiali, per poi finirlo con una sedia.
ma questo è solo l'istinto, e questo è un paese civile, e noi siamo uomini, e non si uccide per così poco. anzi, non si uccide proprio. ci sono maniere più rispettabili ed eleganti. posso farcela, posso entrare nel sistema da dove lui è uscito, diventare e sentirmi importante, guadagnare un sacco di soldi, essere influente e benestante, arrivare un paio di gradini sopra la sua testa e pisciargli sulla pelata che gli sarà spuntata nel frattempo. no, non avrebbe senso, forse ancor meno che spaccargli la faccia.
me ne sto in fila zitto, faccio finta di nulla, tutto passa e io mi mangio il mio gelato.
jdgheoi gehrgpoeuhgpwi heqhgr piqh gphep fhepiughqpiugh quwhefp uwpwuef èwiefh ègwehfè wjequwhefpu efgpegfqugp qihpwhg....
RispondiEliminaPasso e chiudo CapoMarrone
-tut-
RispondiEliminaI nasi non si rompono a mano aperta. Avresti potuto uscire dalla fila, avvicinarti alle spalle e fargli una presa al collo, bloccandogli il respiro il tempo sufficiente per farlo svenire, mentre gli sussurri un tranquillizzante "shhh shhhhhh.." nell'orecchio. Ed una volta a terra, farlo stendere di fronte all'ingresso invitando gli avventori a pulirsi i piedi sulla carcassa.
RispondiElimina"Pulisciti i piedi"
"Fallo."
"FALLO."
<....> rasp-rasp
E giustizia fu fatta.
la prossima volta che mi trovo in una situazione simile ti telefono, così mi suggerisci il modo migliore per agire e, se sei nei paraggi, magari mi aiuti.
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