Perchè suicidarsi in depressione quando è possibile uccidere gli altri in euforia?

tutti tranquilli, tutti pronti, fra poco si inizia a sparare.
mi riparo dietro dietro al muretto ed alzo la testa, premendo inavvertitamente il bottone del caos: qualcuno mi vede, i colpi iniziano ad esplodere.
mi sporgo di nuovo, cercando un bersaglio. siamo fermi, ognuno riparato dietro la sua trincea. non riesco a pensare a com'è intorno, all'aria che si respira, a quello che evoca. non ci riesco perchè affacciandomi incontro la sua faccia, la faccia di un mio vecchio amico.
quando ancora ci salutavamo sapevo che, in quest'eventualità, l'avrei trovato dall'altra parte. eppure adesso questa conferma è un pugno da dietro, nei polmoni.
non gli sparo, non mi spara, ci riconosciamo a vicenda. uccidersi l'un l'altro? devo ucciderlo? il nostro legame non è mai stato così profondo, in effetti. ucciderlo in nome di un ideale che me lo indica come nemico, che me lo tinge di nero?
spetta a me la scelta, più che mai, più che mai perchè adesso anche lui starà facendo i suoi calcoli, e potrebbe essere più rapido. come una squadra di nuoto sincronizzato, ci abbassiamo al riparo ed aspettiamo che il tempo passi e ci porti via, non facendoci incontrare più.
se n'è andato, la sua postazione è vuota. il rumore dei proiettili nei muri si è spostato più in là ed io lo seguo, con ancora un ultimo dubbio persistente, che svanisce man mano che l'adrenalina torna ad inondarmi la scatola cranica. io l'ho pensato e lo sto pensando, e lui forse ha fatto lo stesso. mi chiedo perchè non l'ho salutato, perchè non gli ho chiesto come stava e non l'ho abbracciato, come avrei fatto se l'avessi incontrato per la strada qualche giorno fa.

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