Momenti a scapito del tempo

altruismo berbero.
lo chiamavano così anche se non aveva molto da spartire con i popoli nordafricani, nè con le loro usanze e tantomeno con il concetto di altruismo. in pratica, era una sorta di vendetta perseguita da chiunque, senza alcuna preoccupazione nè particolare rabbia o rancore. le regole del buon vivere in comunità erano ben chiare e non scritte, ed andavano rispettate. se qualcuno sgarrava anche di poco, scattava la violenza, come una molla meccanica. agiva il più vicino e gli altri lo coprivano; era naturale ed abitudinario, ma non era servito a rendere la parte del lungofiume della città migliore delle altre.
lì, dove tra mille altri stava il suo appartamento popolato da lei e dal suo pappagallo, in diversi avevano pagato un mancato saluto con un orecchio e a loro volta avevano incendiato l'auto a chi teneva il televisore troppo alto.
era una cosa normale, c'era sempre stata, come i vecchi costumi o i dialetti del dopoguerra. anche chi non era anziano sapeva; era più o meno sufficiente essere cresciuto lì, la maggior parte delle risse, degli incidenti, dei decessi, erano dovuti all'altruismo berbero.
i giornali ne parlavano sì e no, ma sembrava più che altro che lo ritenessero una cazzata, come una specie di credenza paesana a cui tutti attribuivano il male.
l'altruismo berbero aveva la stessa considerazione che avrebbe potuto avere lo Yeti in un servizio sull'abbassamento di temperatura in montagna.
tuttavia ogni tanto, tra una parola e l'altra, ce lo infilavano.
lei, chiusa nel cemento del condominio, passava le giornate ad aspettare il momento giusto per uscire o per fare qualsiasi cosa. un po' era perchè sua nonna, con la quale era cresciuta dopo l'addio prematuro dei genitori, l'aveva fatta diventare paranoica e un po' perchè c'era veramente da stare attenti.
a volte addirittura, quando il pappagallo si metteva a far confusione, lo stringeva in una mano per togliergli il fiato e farlo smettere, impaurita che qualcuno lo sentisse con fastidio e le facesse rimpiangere di non averlo zittito prima.
quando usciva se lo portava dietro, nella gabbia.
anche lei, una volta, aveva adempiuto al suo compito.
il suo, come tutti quelli degli altri, era stato un gesto freddo e nessuna emozione le aveva suscitato. era solo il dettame fanatico di un'usanza stupida e insensata, radicatasi più per abitudine che per imposizione.
era stato circa un anno prima, che sua nonna era morta.
i suoi genitori, al supermercato, avevano fatto formare una lunga fila davanti all'unica cassa aperta cambiando all'ultimo momento diversi articoli della spesa. un'auto li ricompensò il giorno seguente. ma almeno loro qualcosa compravano.
la nonna invece si dimenticava spesso.
fu per questo che la spinse giù per la tromba delle scale, in puro stile da altruismo berbero.



ahiaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!

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