L'importante è

sono in mezzo al marasma della gente agitata e tengo la testa bassa. non so cosa sia di preciso, ma mi avevano detto di venire ed io sono venuto. mi guardo le scarpe, e le scarpe degli altri, di donne di uomini di ragazze e di ragazzi, di qualcuno guardo anche i calzini. sono distratto, non sto troppo a sentire cosa gridino tutte le varie voci che vengono da tutt'intorno. non è che sia favorevole a quelle cose terribili di cui sento accusare non so chi dalla folla, è che, come si dice, sto bene come sto. però mi avevano chiamato, non mi costava nulla mettermi le scarpe. queste scarpe marroni nuove nuove, ne ho viste già due o tre paia dello stesso modello.
sento che il clima inizia a scaldarsi, la gente spinge un po' più forte, si dimena, urla, canta a squarciagola, mi strattona, ma io rimango con gli occhi bassi, un po' sovrappensiero. ogni rumore si amplifica, e ormai mi ritrovo stretto dalla calca, senza nemmeno poter vedere su, perché tanto siamo accalcati da schiacciarci tra di noi, ed io ci sono nel mezzo e mi dico vabbè, tanto il cielo non lo guardavo neanche prima. mi sento un tantino oppresso, ecco, solo questo. se tutti si spostassero un po'.. provo a spingere, a guadagnarmi uno spazietto, ma niente, è come prendere a spallate un muro. pazienza, aspetterò. intanto la concitazione aumenta, e il blocco in cui sono rinchiuso, che ho l'idea sia molto grande, date le migliaia di scarpe e di gambe che vedo da qua sotto, comincia a muoversi in una direzione precisa, sempre più velocemente. le grida vengono anche da vicino, pure da chi è immediatamente accanto a me, il passo accelera, il suono dei piedi si fa regolare e confuso, come un'acquazzone, e tra le grida inizio a sentire degli spari, armi da fuoco. sparano, in molti sparano.
finalmente riesco a riemergere, perché un gruppetto alla mia destra si stacca, ed io posso tirare la testa fuori, senza guardare con attenzione, solo in cerca di qualcosa che attiri la mia attenzione, come ad esempio una persona che conosco, un cappello buffo, la faccia di chi sta usando la pistola. ci sono migliaia di persone, mi accorgo. e la pistola ce l'ho anch'io, mi ricordo. non è che sono un violento, è che non si sa mai, no? la tengo, ma mica la uso, non l'ho mai usata. prima tra l'altro non la portavo nemmeno, anzi, non ce l'avevo proprio. poi però mi hanno detto portala, tienila, è meglio, di questi tempi non si sa mai. allora l'ho comprata ed eccola qua, nella tasca interna del giubbotto. il caos continua e si espande, vengo sballottato un po' fino quasi a perdere l'equilibrio, ma riesco a rimanere in piedi. sento sempre più spari, sempre più urla.
così, automaticamente, perché non è che stia troppo attento a quello che succede, l'ho già detto, mi viene da aprire la cerniera del giacchetto. ci infilo la mano dentro con lentezza, naturalezza, come quando rientro a casa e me lo tolgo, posando prima la pistola sul tavolino. ed è proprio la pistola che prendo, la tiro fuori e la punto in alto, mentre noto un altro paio di scarpe uguali alle mie, anche se queste sono di colore grigio. poi, quando il rumore degli spari diventa quasi continuo, un riflesso distratto ed incondizionato mi fa premere il grilletto, ed inizio a sparare anch'io.

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