La prossima volta faremo come l'ultima

ho sentito di questo che era scarsissimo nel basket. cioè, non era così scarso nel gioco, ma nel tiro. tutte le volte che tirava a canestro la palla non finiva mai dentro, anche se a volte ci andava vicinissimo.
così, abituato agli errori, aveva imparato a correre subito sotto a saltare, per riprendere la palla al volo dal suo stesso lancio, in modo da non perdere tempo e far provare qualcun altro. questo in allenamento, perché in partita non giocava spesso, e quando giocava non tirava. ecco, in questa corsa forsennata ad anticipare il suo sbaglio, era molto bravo.
insomma, arrivò il momento decisivo di una partita fondamentale in cui lui stava eccezionalmente giocando (causa infortuni degli altri giocatori). gli passarono la palla a due metri dal canestro, in una fase d'attacco, l'ultima per ribaltare le sorti della gara, del campionato e dell'intera società in crisi. sentendosi il peso della responsabilità addosso, si fece forza e tirò, a dieci secondi dallo scadere del tempo.
tutti guardarono la palla volare per quella breve distanza, indisturbata perché troppo alta, e assurdamente, dato il tiratore, diritta e precisa, verso il canestro della felicità. tutti tranne lui, che, spinto dall'insicurezza e dall'abitudine, saltò fin sopra il cesto, portando via il pallone, atterrando in sincronia con la fine della partita.

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