Il petomane è rimasto senz'aria

i gatti del quartiere bevono l'acuqa grigia e polverosa che scende dalle tubature di plastica infilate nel cemento del cantiere abbandonato. nessuno sa chi la faccia scendere, perchè succede ogni sera. la gente pensa che in cima al complesso viva qualcuno, ma le mura sono troppo alte per vedere. gli operai se ne sono andati da un pezzo, quasi trent'anni. l'acqua però scivola giù da più o meno venti.

sono entrato nel palazzo più volte e non ho mai trovato nessuno. a tutte le ore, di giorno e di notte. mi sono anche accampato lì dentro per una settimana. non gli ho mai staccato gli occhi di dosso, da prima che l'acqua iniziasse a scendere. si trova davanti alla mia finestra, di fronte alla mia casa.

la gente del circondario ormai sa della storia dell'acqua ed invecchia con lei. un paio di volte è anche venuta la polizia, a controllare. le ipotesi fantasiose avvolgono l'intero cantiere. c'è persino chi dice che nel cemento sia rimasto intrappolato un operaio con qualche bottiglia d'acqua, che rovescia giù per un tubo poco alla volta sperando che qualcuno si accorga di lui. rafforzano l'ipotesi col fatto che il cantiere sia stato abbandonato, proprio perchè nessuno voleva prendersi la responsabilità di aver chiuso un compagno nel cemento.

ho iniziato ad occuparmi del complesso di fronte quando ancora facevo il giornalista pubblicista, cercando tracce di trame illegali sulla costruzione di quella colata di materiale edile con la quale è stato spazzato via un carinissimo giardinetto verde. all'inizio non mi piaceva, ma man man che veniva su, ho imparato ad apprezzarlo ed a sognare il suo perfetto completamento urbano del mio quartiere.
peccato sia rimasto incompiuto, ma le migliori opere, secondo me, sarebbero ancor più belle se rimaste a metà. dunque mi piace, e non vorrei che qualcuno venisse a buttarlo giù.

mi apposto ormai ogni sera, da anni, e sto attento che nessuno mi veda, nemmeno quando entro. nessuno si è ancora accorto di me, ma va bene così.
la gente non mi nota quando, circa verso le otto, con il mio innaffiatoio di plastica mezzo vuoto, salgo a versare l'acqua nel tubo arancione che sporge dal muro del secondo piano.

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