Salto da fermo, salto maggiore

si tirò su a sedere prima che il palazzo gli cadesse sopra; anche stavolta era fatta: si era svegliato. ma la testa ricominciò a girargli, perché era stanco, era provato e distrutto dalle giornate fitte e interminabili. quindi si riaddormentò, scivolando all'indietro ed accasciandosi sul cuscino.
ed ecco che un parco, il parco vicino casa sua, lo avvolgeva e lo suggestionava, invitandolo a muoversi, a camminare in quel nuovo sogno. una volta convinto e completamente integrato (perché completamente addormentato), si mise a parlare col postino, che gli era appena comparso davanti. ma nel frattempo un albero cadeva, e gli veniva addosso con tutta l'immensa chioma.
freneticamente si destò, sconvolto.
quando si fermava dopo ore di lavoro, sognava di stare per morire, ed ogni volta raccoglieva le forze rimaste per svegliarsi, e sperare in un sogno migliore. i sonniferi non facevano che prolungarne la sofferenza, tenendolo sotto un treno o sotto un asteroide anche dopo essere stato schiacciato, agonizzante all'infinito, morente fino al duro risveglio. spesso decideva di non dormire, tenendosi occupato a fare qualcosa, oppure aspettando il mattino, ancora spaventato dall'esperienza notturna.
eppure, quest'ultima volta fu diverso.
con gli occhi aperti, e certo di averli, dopo aver evitato quella quercia enorme, fece appena in tempo a stropicciarsi gli occhi e a fare un pensiero casuale, prima che il soffitto della camera iniziasse velocemente ad avvicinarglisi. il risveglio, adesso, non esisteva più.

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