Tristezza non è malinconia, feicità non è euforia

io vorrei sinceramente, sentitamente, trattenermi dallo scrivere le parole che seguono, ma non ce la faccio. no, forse ce la faccio, cavolo. no, niente, vado, così, a flusso di coscienza, come viene viene.
mi chiedo: ma Celentano ha sempre parlato così? io mi ricordo vagamente il suo RockPolitik e quella storia di "lento" e "rock" che già mi sembravano una scemata generalista. non pensavo però arrivasse a questi livelli, e come ho detto, non riesco a trattenermi dall'esprimere un minino di opinione, perché sentirlo mi indigna a tal punto. anzi, non sono le sue parole che mi lasciano di stucco, ma i vari "bravo, bravissimo, sei un grande" che gli sono piovuti addosso nelle due serate di Sanremo. e pure i "basta, smettila" di stasera. prima un'ovazione, poi pubblico un po' diviso, stufo della ripetitività. questo aspetto mi sembra molto emblematico, riprende perfettamente la fragilità degli spettatori, che vanno dietro a qualsiasi cosa, che si stancano, che vogliono continuamente nuovi stimoli non necessariamente selezionati, che mal sopportano la ridondanza. della serie: Celentano sì, sei un grande, però ora basta. come quando muore un personaggio famoso. si sa com'è, in pochi prima se lo cagano, poi tutti lo osannano, ed immediatamente dopo se lo dimenticano.
dicevo, il pubblico. mi piacerebbe interrogare ciascuno di quegli applauditori (perché questo sono, e poco altro) e sentire il perché, sentirli giustificare i loro apprezzamenti, sentirli spiegare le loro posizioni. vedere Celentano che spara frasi che vogliono dire tutto e niente, che pensa di svelare verità incredibili e di trattare con leggerezza temi molto complessi è fastidioso, perché il messaggio che emerge è quello di un pubblico che lo vede come lui pensa di essere, cioè un grande intellettuale. si è tacitamente, e forse, dato il personaggio, anche inconsapevolmente, attribuito un ruolo più grande di lui, che non sa assolutamente ricoprire.
arriva sul palco e dice che la vita è uno scherzo, un nulla in confronto a ciò che Dio ha preparato. bene, suicidati allora. con quale presunzione può sostenere una cosa del genere? vita di cui, tra l'altro, nella puntata di oggi, ha dichiarato di spiegare il senso. viene a predicare un modello anacronistico e stupido, insultando indirettamente tutti quelli che la vita la apprezzano eccome e la considerano quanto di più prezioso, che si spendono al massimo per lasciare qualcosa agli altri, che lavorano e lottano per sopravvivere. ancora, pretende di spiegare cos'è la sovranità e cos'è il popolo, distribuisce sermoni senza capo né coda, con frasi scontate e superficiali, che fanno capire quanto sia grande il divario tra la sua cultura e quello che vorrebbe trattare. insulso teatrino con Pupo e Morandi, bassi, alti, battute volutamente qualunquiste per riscuotere qualche apprezzamento in più dalla platea incantata, folgorata dall'uomo secondo il quale lo scandalo dei giornali cattolici sia il solo fatto che non parlino del Paradiso. non è andato nemmeno minimamente vicino alle problematiche articolate della politica e della Chiesa, e probabilmente non le ha nemmeno comprese, altrimenti sarebbe riuscito a trattarle con una vera leggerezza, che nasce proprio da una conoscenza approfondita o quantomeno rilevante della materia.
beninteso, io non sono nessuno e probabilmente ne so molto meno di Celentano, ma sono sicuro che i grandi uomini (perché di uomini si parla) da apprezzare siano e siano stati altri. Gaber, Pasolini, Fo, Bene, il primo Benigni (e qualcosa del vecchio).
e così via.

update: e Monicelli. e Guzzanti.

Commenti

  1. Non ho seguito nemmeno un minuto di San Remo, però mi fido del tuo piccolo cervellino delicato concordando in pieno con la tua riflessione, e comunque io tra i bassi io metterei sicuramente Pupo

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari