Prima il titolo, poi il resto

questo tempo ci prende per il culo, ma in modi di diversi.
a me entra nel cervello e mi incasina, mi fa pensare ad un momento non coincidente.
se chiudo gli occhi, riesco ad immedesimarmi.
è settembre, inizio settembre. il clima è più fresco adesso, un po' freddo se non ti vesti con i pantaloni lunghi. l'estate è rimasta indietro, chiusa in tre mesi di sole e tante altre cose che gli hanno fatto compagnia, che sembrano successe così tanto tempo fa. si ricomincia. la scuola, la scuola che ormai ho lasciato da un po', è iniziata da una settimana e ci sono tornato, anche quest'anno. ho sfoggiato il mio diario nuovo, scelto con attenzione a dispetto dello zaino, sempre lo stesso da anni. il ritrovo con i compagni di classe di fronte ai banchi, i professori ansiosi di ripartire coi programmi come un po' anche noi, fusi dalla completa nullafacenza. sembra tutto ribaltato da un momento all'altro, nonostante mi sia preparato psicologicamente per qualche settimana. la sveglia suona ad un'ora diversa dal solito, le abitudini prendono una piega familiare ma spiazzante. riparto anche con gli allenamenti di calcio, abbandonato non ricordo quanto tempo fa. le giornate si accorciano e verso le cinque inizia a calare la luce, che lascia tutto e tutti a giocare nell'ombra. gli altri non esistono, sono solo a vivermi questo periodo, senza nessuno che sia particolarmente chiuso con cura dentro la mia testa. la scatola cranica è vuota e i nervi sono rilassati, pronti l'una per riempirsi di nuovo ed i secondi per avvolgersi in scosse elettriche. c'è una fibrillazione creativa, smentita dalla blocco di questi giorni.
è un periodo agrodolce, cosparso dal sollievo di non essere ancora al passo coi ricordi e contemporaneamente dal dispiacere di esserne completamente fuori.
gli Oasis fanno da colonna sonora perfetta, irrorano di buonumore coi loro classici ritornelli, ma tirandosi dietro l'immancabile grigiore inglese.
sembra sia l'ora di ricominciare, ma l'odore del nono mese non combacia con quello della fine di luglio. inizio a crederci davvero, inizio a convincermi che trentuno giorni siano scivolati per sbaglio fuori dal calendario; poi accadrebbe che io mi sveglio e tutti sapreste come va a finire.
il fatto è che io non sto dormendo.

e questo sotto è un figlio di puttana.

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