Perdonami per il male che ti ho fatto

il suono di un sax sottolinea ogni piega del mio intestino aggrovigliato, più aggrovigliato del solito. questa mattina è surreale, mai sentita una cosa così. per quanto l'ottimismo possa essere incrollabile, ai numeri non si può non credere, e adesso i numeri sono scritti ovunque, e non se ne vanno nemmeno dopo 10, 15 refresh della pagina.

quei valori incomprensibili, distorti, vincono ancora. non sono più germogli dopo l'incendio, sono piante ben robuste, che paiono cresciute in un attimo, quando non ce ne siamo accorti.

vicino al 25 aprile sento per un attimo la mia testa cadere in ginocchio, senza spiegazioni da darsi. il risultato c'è, ma non riesco a risalire all'equazione che l'ha prodotto. in cosa sperare? arrendersi al male? ripartire, farsi forza.

quando anche l'atmosfera più cupa ha ormai preso il sopravvento, sposto brevemente lo sguardo dal computer alla finestra alla mia destra, aperta fin dall'inizio. una luce bianca, spenta ma diffusa mi colpisce la faccia: fuori c'è una parvenza di sole.



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