Biffy Clyro - The Sand At The Core Of Our Bones

il principe sopra il piccolo orso avanza sulla strada grigia e piovosa. una scatola di cartone gli si oppone, poi un manifesto strappato: sopra c'è il nome del suo grande rivale. lo scavalca, ma si alza un forte vento che si mette a suonare tutti i rumori; le foglie iniziano a correre, a scappare.
il principe adesso è impaurito, ma continua il trotto immaginando i suoi violini ad accompagnarlo. il paese dorme e lui ne attraversa un piccolo quartiere; stasera il principe è fuori più a lungo del solito. gli orologi sono imbizzarriti, il giorno lo avevano servito rallentando alle sue richieste, ma adesso è notte e lui non ha alcun controllo, può soltanto osservare.
così il principe si fa preoccupato, mentre dentro la sua armatura più forte, sotto il metallo e sotto la pelle, sotto il tessuto striato e la materia grigia, sotto il sangue cresce una bufera immobile, pesantissima. a lei si attaccano i ricordi dei vecchi padri, dell'incontro con la scatola vuota, dell'armonia triste ma piacevole che facevano i violini: è tensione. è tensione fortissima.
il principe diventa irrequieto, nasconde la schiena girandosi continuamente, decide di scendere dal suo cavallo e di salire i gradini fino alla sua torre. appena chiude la porta si sfila la giacca di pelle, appoggia le chiavi della macchina sul comodino e smette di pensare. non è un principe, è uno smarrito.
sa che lui di quella terra non sarà mai il re, ma che un principe lo è stato, e lo diventa ogni volta che piega il braccio all'ingiù verso il fianco destro, perché tocca la sua spada. con lei lotta ogni giorno, nella complicità e nell'intesa più totali, più nobili e naturali. però la sua spada adesso non è lì dove prima la trovava sempre. la sua spada è nella foresta, non si sa come ci sia finita.
il principe si sveglia la mattina e sale sopra il piccolo orso, diretto verso il bosco sulla montagna. lì afferra la sua spada e con lei combatte fieramente, ma poi torna indietro solo, la spada rimane tra gli alberi, e lui non riesce più a portarsela dietro. così una notte, lacrimando, impugna la spada e anziché lasciarla nella foresta, se la infila nella pancia, rotolando giù per la collina con il sorriso, con il calore che la spada ha finalmente, e per sempre, ricambiato.

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